Il tradizionale packaging del vino si sta evolvendo?
Tra i settori con cui CircoloB2B si trova ad operare sul territorio e all’estero, quello vitivinicolo riveste sicuramente un ruolo importante.
In Italia, ma anche in Francia, dire vino equivale a dire bottiglia di vetro e tappo di sughero naturale. C’è qualcosa di romantico nello stappare una bottiglia, ma, sentimentalismi a parte, questa tipologia di confezionamento potrebbe non rivelarsi la più adatta a preservare la qualità del prodotto.
L’attenzione rivolta alla sostenibilità da parte del mondo vitivinicolo sta lentamente coinvolgendo anche la sfera del packaging, benché muoversi in questo senso preveda un continuo confronto con i disciplinari di produzione e i limiti che pongono, ma anche con la tradizione, le preferenze del mercato e con lo stile e la qualità del vino stesso. Scopriamone insieme qualcosa di più.
Tappi in sughero o tecnici?
Per alcuni produttori, l’uso di bottiglie di vetro è spesso una scelta obbligata dalla legge: in Italia, ad esempio, questo materiale è imposto da alcuni disciplinari, contrariamente, tuttavia, alle chiusure in sughero. In questo caso, però, a subentrare è la tradizione, così come accade all’estero: lo Champagne di Pierre Péters e il Sudafrica Klein Constantia usano il sughero per ragioni storiche, mentre lo spagnolo Miguel Torres per via delle preferenze dei consumatori.
I tappi di sughero sono noti per favorire lo scambio d’ossigeno tra l’esterno ed il prodotto (OTR – Oxygen Transmission Rate), evento che può aiutare la polimerizzazione dei tannini in modo che, invecchiando, il vino migliori in complessità ed armonia. Tuttavia, essendo il sughero utilizzato un materiale naturale, la sua tenuta nel tempo, vista la sua elasticità variabile, non è assicurata: in questi casi, il profilo organolettico del vino può essere danneggiato.
Per ovviare ai rischi a cui il sughero espone, diverse realtà del mondo vitivinicolo stanno testando sul mercato l’impiego di chiusure a vite in vetro, in grado di consentire un ottimale flusso di ossigeno ed eliminare l’odore di tappo (Tricloroanisolo – TCA); per le stesse ragioni, anche l’uso di materiali sintetici ed agglomerati sta guadagnando popolarità. Tutti questi tappi tecnici consentono di regolare la permeabilità all’ossigeno del vino (e di conseguenza l’evoluzione del vino), garantendo nel tempo aderenza, elasticità e sicurezza contro possibili difetti.
In Italia, l’impiego di chiusure a vite trova ancora molte resistenze per via della credenza che le ritiene di qualità inferiore rispetto a quelle tradizionali, non adeguate al livello del prodotto che si è scelto di consumare.
I contenitori
Fuori dall’Italia, i produttori di vini che si posizionano come entry level o mid premium (fino a 10 euro) sono sempre più numerosi nell’adottare packaging alternativi al classico vetro. Soprattutto per quei prodotti rivenduti dalla grande distribuzione, destinati ad un consumo pressoché immediato (90%) e dove dunque non c’è possibilità di evoluzione in bottiglia, è una scelta sensata utilizzare contenitori più economici come PET, Bag in Box, alluminio e Tetrapak.
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Per fare un esempio, dal 2020 esiste la Frugal Bottle, realizzata da una società inglese con il 94% di carta riciclata. Il tappo è a vite, è cinque volte più leggera del vetro e la sua impronta di carbonio è sei volte inferiore.
Anche il peso è un fattore significativo in termini di sostenibilità: trasportare il vetro richiede una quantità di energia notevole. Proprio per questo motivo, nel 2023 è nata la piattaforma Sustainable Wine Roundtable (SWR) che ha promosso il Bottle Weight Accord, con l’obiettivo di ridurre il peso medio delle bottiglie di vino da 750 ml da un attuale valore medio di circa 550 grammi a meno di 420 grammi entro la fine del 2026.
Ultimamente, specie all’estero, ha preso piede anche il vino in lattina: oltre ad essere leggero, l’alluminio presenta il vantaggio di essere infinitamente riciclabile, richiedendo un dispendio energetico pari al 5%, a fronte del 40% per la plastica e del 10% per il vetro. Ovviamente, non tutti i vini sono adatti alla lattina, il cui alluminio, comunque, deve essere rivestito internamente da uno strato protettivo in modo da evitare di essere corroso.
La scelta del packaging deve essere conseguente al prodotto, in modo che sia possibile utilizzare le corrette tecniche enologiche in fase di vinificazione. Per vini di alta gamma, lo standard continuerà a rimanere la bottiglia in vetro con il tappo in sughero.
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