L’oro nascosto è una risorsa da scoprire
L’oro è largamente utilizzato nei dispositivi elettronici per la sua conduttività, stabilità chimica e resistenza alla corrosione. Elementi essenziali per garantire connessioni sicure, affidabili e durature. Si stima che una tonnellata di rifiuti elettronici possa contenere fino a 10 volte più oro rispetto a una tonnellata di minerale aurifero estratto.
Tuttavia, la maggior parte dell’oro presente nei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) finisce per essere dispersa o non correttamente valorizzata. Ottimizzare il recupero di questo metallo significa ridurre l’impatto ambientale, creare valore economico e supportare un modello produttivo davvero circolare.
La montagna invisibile dell’e-waste in Italia
Nel 2024, la raccolta di RAEE domestici in Italia è tornata a crescere, superando le 358.000 tonnellate e registrando un aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente. Un segnale incoraggiante, anche se il dato medio pro capite di 6,07 kg/abitante resta ancora distante dai target fissati a livello europeo.
Il divario territoriale rimane significativo: il Nord Italia guida con 6,87 kg/ab, seguito dal Centro (6,26 kg/ab) e infine dal Sud con 4,75 kg/ab. Spiccano tra le regioni più virtuose la Valle d’Aosta (10,34 kg/ab), la Sardegna (9,67 kg/ab) e la Toscana (8,30 kg/ab), mentre la Campania resta in fondo con 3,02 kg/ab.
Questi numeri fotografano un problema tanto invisibile quanto concreto: i dispositivi elettronici dismessi rappresentano una miniera urbana di metalli preziosi, tra cui l’oro. Se opportunamente recuperati, potrebbero ridurre la dipendenza da importazioni estere e valorizzare scarti altrimenti destinati all’oblio.
Tecnologie innovative per un recupero sostenibile
Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante per sviluppare tecnologie pulite ed efficienti dedicate al recupero dell’oro dai RAEE.
- La National University of Singapore, in collaborazione con la University of Manchester e la Guangdong University of Technology, ha pubblicato uno studio sulla rivista PNAS descrivendo una spugna realizzata in grafene e chitosano capace di assorbire in modo selettivo ioni d’oro. Nei test di laboratorio, la spugna ha estratto fino a 17 grammi di ioni Au³⁺ per grammo di materiale e oltre 6 grammi di Au⁺, con prestazioni fino a dieci volte superiori rispetto ai metodi tradizionali.
- All’ETH di Zurigo, il team del professor Raffaele Mezzenga ha creato una spugna proteica derivata dal siero del latte (sottoprodotto dell’industria casearia) in grado di legare selettivamente gli ioni d’oro. Dopo l’immersione in soluzioni ricavate da schede madri dismesse, la spugna è stata riscaldata, ottenendo una pepita da 450 mg d’oro puro al 91%, pari a 22 carati.
- In Italia, l’ENEA ha realizzato ROMEO, il primo impianto pilota per il recupero di materiali preziosi da computer e cellulari. Secondo il ricercatore Danilo Fontana, da una tonnellata di schede elettroniche si possono ottenere (*):
- 129 kg di rame,
- 43 kg di stagno,
- 15 kg di piombo,
- 0,35 kg di argento,
- 0,24 kg di oro,
L’impianto vanta una resa del 95% nell’estrazione dei metalli e un sistema a basso impatto ambientale, che permette di riutilizzare i reagenti chimici nel processo stesso.
(*) per un valore totale di oltre 10.000 euro
L’oro tra circolarità e investimento
Queste nuove frontiere tecnologiche dimostrano che l’oro può essere sostenibile, accessibile e parte integrante di un modello produttivo etico e, mentre l’industria lavora sul recupero, l’oro fisico mantiene il suo valore immutato come bene rifugio per eccellenza.
Ecco perché, in un contesto economico globale instabile come quello attuale, investire in oro fisico significa proteggere il proprio patrimonio da inflazione, crisi finanziarie e svalutazioni monetarie. A differenza di asset digitali o titoli finanziari, l’oro fisico è tangibile, universalmente riconosciuto e immune alle dinamiche geopolitiche.
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Se da un lato la ricerca si concentra sull’estrazione dell’oro da dispositivi elettronici dismessi, dall’altro è possibile accedere in modo etico e consapevole a questo metallo prezioso attraverso forme di investimento che ne rispettano il valore reale. È questo il caso di Helior Plan®, il piano di accumulo sviluppato da Helior per rendere l’oro fisico accessibile a una vasta gamma di investitori, anche in assenza di grandi capitali iniziali.
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L’oro acquistato entra immediatamente in possesso del cliente e viene custodito nel prestigioso caveau assicurato di Lugano, a garanzia della massima sicurezza. È sempre possibile richiedere la vendita, totale o parziale, dell’oro accumulato, tramite semplice comunicazione scritta e ricevere il pagamento via bonifico in pochi giorni lavorativi.
Fonti: helior.it, cdcraee.it, pnas.org, kep.enea.it, myscience.ch
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