Tutto il mondo mangia italiano
Il cibo italiano non è solo un bene di consumo, è un ambasciatore culturale. A tavola, l’Italia parla tutte le lingue del mondo, grazie a prodotti agroalimentari che uniscono tradizione, qualità e identità. Pasta, olio, vino, formaggi, dolci: ogni ingrediente racconta una storia che seduce i mercati esteri e contribuisce a rafforzare il valore globale del Made in Italy.
Questa percezione positiva ha un impatto concreto sull’economia. L’agroalimentare italiano non è mai stato così forte oltreconfine, come confermano i dati Istat aggiornati al 2024 ed elaborati dall’agenzia ICE che riporteremo in seguito.
I numeri dell’export agroalimentare nel 2024
Nel 2024, l’export agroalimentare italiano ha raggiunto la cifra record di 70 miliardi di euro, con un incremento del +7,5% rispetto al 2023.
Il comparto rappresenta ora il 10,8% del totale dell’export italiano, consolidando il suo ruolo strategico nell’economia nazionale.
Questa crescita è il risultato di una filiera efficiente e riconosciuta per la qualità delle sue produzioni, che continua a conquistare nuovi spazi commerciali, anche in mercati ad alta concorrenza.
I distretti del gusto
L’Italia ha saputo valorizzare le sue eccellenze territoriali attraverso una rete capillare di distretti agroalimentari. Lo scorso anno, tra i settori più performanti secondo il Monitor dei Distretti Agroalimentari di Intesa Sanpaolo, troviamo:
- Olio extravergine d’oliva: +40,9% grazie a produzioni d’eccellenza da Toscana, Puglia e Umbria.
- Dolci e pasta: +7,8%, con ottime performance da Alba, Parma, Cuneo e Verona.
- Vino: +5,5%, con il Prosecco e i vini toscani tra i più richiesti, superando gli 8 miliardi di euro.
- Formaggi e latticini: +9,1% per Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola e altri DOP.
- Ortofrutta: +8,3% e +10,8% per i prodotti ittici trasformati.
Unico dato negativo si registra nel comparto del riso, in flessione del -1,7%, dovuto a dinamiche globali di prezzo e domanda.
I mercati che scelgono il cibo italiano
La forza dell’agroalimentare italiano non risiede solo nella qualità dei prodotti, ma anche nella sua capacità di parlare a culture diverse e adattarsi alle richieste dei mercati. I dati confermano una crescita costante della domanda internazionale di prodotti alimentari, sia nei mercati storici che in quelli emergenti.
La Germania si conferma il primo mercato di sbocco per l’agroalimentare italiano, con una crescita del +6,9%.
Gli Stati Uniti registrano una performance brillante (+14,9%) nonostante le incertezze legate ai dazi e alle tensioni geopolitiche.
Francia e Regno Unito si mantengono stabili, mentre si affacciano con forza nuovi mercati come Polonia, Romania e Cina, dove cresce la domanda di prodotti italiani di alta qualità.
Un’eccellenza da valorizzare
Il successo dell’agroalimentare italiano non è solo economico: è culturale, identitario e simbolico. In un mercato globale sempre più competitivo, l’Italia può contare su un patrimonio gastronomico che il mondo riconosce e apprezza. Ma per raggiungere l’obiettivo ambizioso dei 100 miliardi di export entro il 2030, servirà affrontare sfide complesse.
Tra queste, la digitalizzazione dei processi di internazionalizzazione, per gestire meglio domanda, offerta e relazioni commerciali; la semplificazione burocratica e logistica, per velocizzare esportazioni e consegne; l’investimento in promozione, formazione e sostenibilità, per rafforzare il posizionamento competitivo; infine, la tutela delle denominazioni d’origine, essenziale per contrastare l’“Italian sounding” e proteggere il valore autentico del Made in Italy.
CircoloB2B al fianco delle aziende agroalimentari
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Fonti: group.intesasanpaolo.com, coldiretti.it, ice.it, ismeamercati.it
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