Produzione, export e prospettive
Il vino italiano entra nel biennio 2025–2026 con fondamentali solidi, ma con un quadro internazionale in rapido mutamento. Il 2024 ha chiuso ai massimi storici, con 22 milioni di ettolitri esportati e 8 miliardi di euro di fatturato estero, a conferma della centralità dell’export nel modello competitivo del comparto.
Nel 2025 la dinamica si è fatta più complessa: secondo l’Osservatorio del Vino UIV, a luglio–agosto le vendite negli USA (primo mercato) hanno segnato –28% a valore, nonostante sconti medi del 17% per mitigare l’impatto dei dazi al 15%; il tendenziale è scivolato da +12,5% nel Q1 a –3% su gennaio–agosto.
Numeri-chiave dell’export 2025
Nei primi 7 mesi 2025 l’Italia ha esportato 4,63 miliardi di euro (–0,9% a valore) e 1,23 miliardi di litri (–3,4% a volume); luglio è stato comunque il miglior mese dell’anno con 726,7 milioni di euro, pur scontando il calo USA (135,4 milioni vs 183,8 a luglio 2024, –26,3%).
A fine agosto la frenata USA è proseguita (–30% a valore nel mese, primo con i dazi al 15%), e le dogane UE indicano per settembre un’ulteriore contrazione a doppia cifra.

Un po’ di geografia
Gli USA restano leader: 1,1 miliardi di euro nei 7 mesi (–0,1%), con 208 milioni di litri importati, volumi stabili. La Germania è il primo mercato UE (677,5 milioni, –2,2%), il Regno Unito vale 449,4 milioni (–3,1%). Canada in forte ascesa (242,9 milioni, +15,2%). Cina –24%, Russia –29,7%, Giappone –7,8%.
Sull’extra-UE complessivo, i primi 8 mesi mostrano cali del –3% a valore e –4% a volume, con Canada +10,5% in controtendenza: la concentrazione su pochi sbocchi resta un tema di rischio (il 60% dell’export su 5 mercati, USA ~¼ del totale).
Le bollicine sostengono la rotta
Tra gennaio e luglio 2025 gli spumanti hanno tenuto a 1,3 miliardi di euro (+0,4%), con il Prosecco DOP oltre 1 miliardo: 77,7% delle bollicine italiane e 21,7% del totale vino esportato.
USA +10,2% sul Prosecco nei 7 mesi, pur con un rallentamento a luglio; Francia +7,3%, UK –3,3%. A luglio 2025 il Prosecco cresce a 175,3 milioni di euro (+5,3%) e tocca ~226 milioni di litri sui 7 mesi (+4,7%).
Sul mix, segnali contrastati: bag-in-box +13,5% (3,4 mln €), sfuso –39,5% (8,1 mln €), mentre l’imbottigliato scende a 6,12 €/l (–6,7%) con volumi in lieve aumento.

Cosa possono fare le imprese?
- Difendere il valore mediante la selettività sul portafoglio (premium, denominazioni forti), nonchè la gestione del prezzo medio e dei margini.
- Diversificare i mercati, accelerando ad esempio in Canada (trend strutturalmente positivo), o presidiare il Far East e i LATAM (America Latina) con programmi promozionali e costruzione di canali ad hoc.
- Sfruttare i “campioni” di categoria, come spumanti/Prosecco, rendendoli “hedge” di portafoglio nei Paesi più esposti, dato il migliore momentum relativo.
- Promozione e coinvolgimento delle istituzioni, rafforzando le azioni ICE e i piani di internazionalizzazione nei mercati critici (in primis USA) in vista della fase di stabilizzazione post-dazi.
Cosa promette il 2026?
Il settore arriva al 2026 con basi robuste, ma con un ciclo di aggiustamento in corso: l’assorbimento dei dazi, la ricomposizione dei prezzi e la diversificazione geografica saranno i tre snodi da cui dipenderà la traiettoria dei prossimi trimestri.
La tenuta delle bollicine, unita a strategie commerciali più sofisticate, può sostenere la crescita anche in presenza di volatilità sugli sbocchi storici.
Fonti: unioneitalianavini.it, istat.it, coldiretti.it
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