Oltre la temperatura del Sole: l’oro solido a 19.000 Kelvin

Cosa succede quando l’oro sfida le leggi della fisica?

Nel cuore della California, nei laboratori del prestigioso SLAC National Accelerator Laboratory, un gruppo di ricercatori ha spinto l’oro ben oltre i limiti teorici finora conosciuti. Portato a 19.000 gradi Kelvin (18.726,85 °C) – una temperatura superiore a quella della superficie del Sole – il metallo più nobile del mondo ha sfidato ogni previsione scientifica: invece di fondere, è rimasto solido.

Un risultato sorprendente, che apre nuove prospettive nella fisica dello stato solido e che potrebbe avere implicazioni anche nel campo della scienza dei materiali, delle tecnologie quantistiche e, indirettamente, nel valore simbolico e reale dell’oro.

Oltre la temperatura di fusione… senza fondere

Nel mondo dei metalli, la regola è chiara: superata la temperatura di fusione, un materiale diventa liquido. Per l’oro, quel limite è fissato a 1.342 Kelvin (1.068 °C), un dato ben noto a chi opera nel settore orafo, metallurgico o dell’investimento fisico. Ma cosa succede se si continua a somministrare energia a impulsi ultracorti e ultrapotenti?

È ciò che hanno voluto scoprire gli scienziati del SLAC, utilizzando il potentissimo LCLS-II, un laser a elettroni liberi a raggi X (XFEL) in grado di produrre impulsi di luce X estremamente brevi e intensi. Questo strumento ha colpito campioni di oro con una precisione tale da riscaldare istantaneamente gli atomi, senza dar loro il tempo di muoversi. Il risultato? Gli atomi dell’oro, pur eccitati a una temperatura calcolata di circa 19.000 K, 14 volte il suo punto di fusione, hanno mantenuto l’ordine cristallino.

oro SLAC National Accelerator Laboratory

Il paradosso quantistico dell’oro super-riscaldato

Il comportamento osservato ha dell’incredibile. A quelle temperature, qualsiasi materiale conosciuto dovrebbe trovarsi in uno stato di plasma disordinato, con gli atomi che vibrano talmente tanto da disgregare la struttura solida. Eppure, secondo le misurazioni ottenute tramite diffrazione a raggi X in tempo reale, l’oro si è comportato come un cristallo temporaneamente iperstabile.

Come spiegano gli scienziati, la chiave risiederebbe in un ritardo temporale tra l’assorbimento dell’energia da parte degli elettroni e il trasferimento di tale energia al reticolo atomico. In altri termini: il calore ha colpito prima gli elettroni che i nuclei. Questo ritardo di equilibrio di appena 45 femtosecondi (meno del tempo che impiega la luce ad attraversare una cellula) ha creato una condizione estrema e brevissima in cui l’oro si è trovato caldissimo ma ancora solido.

L’importanza di questa scoperta

A prima vista, la solidità dell’oro a temperature impossibili può sembrare una semplice curiosità da laboratorio. Ma questa ricerca rappresenta un avanzamento fondamentale nella comprensione delle transizioni di fase ultraveloci, con ricadute potenziali in diversi settori:

  • Materiali avanzati: progettazione di nuovi metalli ultraresistenti;
  • Tecnologie quantistiche: gestione dell’energia a scale temporali estreme;
  • Industria aerospaziale e nucleare: studi sulla materia in condizioni estreme;
  • Scienza dei laser e dei semiconduttori.

Inoltre, è una conferma, anche simbolica, della straordinaria stabilità dell’oro: un metallo che non solo resiste al tempo e alla corrosione, ma ora anche alla fusione.

oro SLAC National Accelerator Laboratory

Helior e il valore reale dell’oro puro

Se in laboratorio l’oro dimostra comportamenti eccezionali, nel mondo reale continua a rappresentare un bene rifugio insostituibile. È qui che entra in gioco Helior, unico intermediario in Italia per i lingotti in oro puro 999,9 (24 carati) di Resonor SA.

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  • Bonus fedeltà in oro a fine piano, che rimborsa le spese iniziali.

Il momento storico, tra incertezze geopolitiche e spinte inflazionistiche, rende l’oro una scelta strategica. E dopo questa scoperta scientifica, forse, anche un po’… invincibile.

Fonti: lesceinze.it, slac.stanford.edu, nature.com, iris.cnr.it


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