L’export delle farine italiane tra crescita e incertezze

Un mercato di rischi e opportunità

L’Italia è da sempre sinonimo di eccellenza nel comparto agroalimentare, e la sua arte molitoria rappresenta uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy. Le farine e le semole italiane sono apprezzate in tutto il mondo per qualità, tracciabilità e sicurezza, contribuendo in modo rilevante alla filiera del cibo italiano. 

Il 2024 ha confermato questa tendenza, registrando dati da record per l’export, soprattutto verso gli Stati Uniti. Tuttavia, all’orizzonte si profila una minaccia che potrebbe compromettere questi risultati: l’imposizione di nuovi dazi da parte dell’amministrazione USA.

Gli Stati Uniti premiano la qualità italiana

Secondo i dati forniti da Italmopa (Associazione Industriali Mugnai d’Italia), nel 2024 l’export di farine e semole italiane verso gli Stati Uniti ha segnato un incremento del 24% rispetto all’anno precedente. Una crescita impressionante, che si inserisce in una tendenza di lungo periodo: negli ultimi dieci anni, le esportazioni sono aumentate complessivamente del 135%

Il mercato statunitense si è ormai consolidato come uno dei principali sbocchi extra-UE per l’industria molitoria italiana, dimostrando come la qualità della farina Made in Italy sia riconosciuta e apprezzata anche oltreoceano.

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Dazi del 30% in arrivo

Ma questo successo rischia di essere bruscamente interrotto. A partire dal 1° agosto 2025, l’amministrazione americana potrebbe applicare dazi del 30% su una serie di prodotti originari dell’Unione Europea, tra cui le farine. Se confermata, questa misura avrebbe un impatto devastante sull’industria molitoria italiana, che verrebbe penalizzata sia in termini di competitività che di marginalità

E il danno non si limiterebbe al settore primario: ne risentirebbero anche industrie collegate come quella della pasta, dei biscotti e dei prodotti da forno, che trovano nelle farine italiane un ingrediente fondamentale.

Un effetto boomerang per l’Europa?

In risposta, la Commissione Europea ha ipotizzato l’introduzione di contromisure tariffarie su alcune materie prime provenienti dagli USA, tra cui il frumento. Tuttavia, per l’Italia questa non sarebbe una strategia vantaggiosa: il nostro Paese importa ogni anno oltre 500.000 tonnellate di frumento statunitense, necessario per soddisfare le esigenze qualitative di molte produzioni molitorie. Inasprire i rapporti commerciali rischia di ritorcersi contro l’industria italiana, rendendo più difficili e costose le forniture di materie prime essenziali.

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Evitare lo scontro per salvaguardare l’eccellenza

Italmopa ha lanciato un appello alle istituzioni italiane ed europee affinché si adotti un approccio diplomatico e negoziale. L’associazione ribadisce l’importanza di proteggere un settore strategico che non solo genera valore economico, ma rappresenta anche un simbolo della cultura alimentare italiana

Secondo l’associazione, è essenziale evitare una spirale di ritorsioni commerciali e favorire piuttosto un dialogo costruttivo per garantire stabilità agli operatori e continuità agli scambi internazionali.

Diplomazia e networking

Il caso delle farine italiane mette in luce la fragilità degli equilibri commerciali globali e l’importanza di fare sistema. In uno scenario così dinamico e complesso, diventa fondamentale promuovere sinergie tra imprese, consorzi e istituzioni, creando reti solide che possano resistere agli shock esterni. 

Piattaforme come CircoloB2B, che favoriscono il networking tra imprenditori di diversi settori, assumono un ruolo sempre più strategico per condividere informazioni, sviluppare nuove collaborazioni e rafforzare la presenza internazionale del Made in Italy.

Fonti: agricoltura.it, italmopa.com


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