Alle radici di un momento delizioso
A chi non è mai capitato, nel weekend, di uscire in compagnia per un brunch? La pratica anglosassone che unisce la colazione (breakfast) al pranzo (lunch) è ormai nota ed amata da tempo anche in Italia.
Ma siete sicuri di conoscere le origini di questo appetitoso momento? Scopriamole insieme!
Un misterioso inizio
Non si sa di preciso a chi sia venuta l’idea di fondere insieme colazione e pranzo, ma sembra che la pratica abbia un’origine cattolica: il brunch degli albori doveva rappresentare un momento di convivialità dopo le funzioni religiosi della domenica. Diversa la tesi dello scrittore britannico Guy Beringer che ne associa la nascita alle classi medio-alte dell’Inghilterra di fine Ottocento, più nello specifico ai pasti domenicali dei cacciatori di volpi.
La nascita della parola
Il termine nasce nel 1895, proprio con Guy Beringer e i postumi di una sbornia. Beringer scrisse un saggio dal titolo “Brunch: a plea” per la rivista Hunters’s Weekly, sostenendo la necessità di questo nuovo tipo di pratica. Le sue motivazioni? Il brunch gli permetteva di alzarsi tardi la domenica mattina e quindi di prolungare i bagordi del sabato sera.
Piccola chicca: se il pasto si consumava più vicino all’orario di colazione si usava il termine “brunch”, ma se ci si spingeva verso il momento del pranzo era meglio parlare di “blunch”.
Il successo oltreoceano
A distanza di un anno, l’articolo di Beringer fu ripubblicato sul magazine Punch, tramite il quale raggiunse Chicago e gli USA. Agli inizi del Novecento, il brunch era un pasto ormai popolare in tutti gli alberghi e i ristoranti americani. Particolarmente celebre era quello dell’hotel Rector’s a New York, che veniva servito con dello champagne e che per questo diventò molto amato dall’elité cittadina. La fine della Seconda Guerra Mondiale e delle sue ristrettezze decretò il definitivo successo del brunch: la gente era desiderosa di momenti tranquilli in cui godersi ciò che anni prima non era possibile mangiare.
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